top of page

I 20 ANNI DEI PEDALALENTA 2004-2024 Conversazione di Donata Paini e Valerio Severini - Parte 1

In questa prima parte scopriremo i primi passi o meglio, le prime pedalate, l'origine del nostro nome e altre divertenti curiosità e vicissitudini della nostra storia, o una parte di essa...


Donata:

Perché un libro sui Pedalalenta?


Valerio:

Come sai, quest’anno ricorre il ventennale dell’associazione e sinceramente è un bel traguardo; abbiamo fatto tanta strada, abbiamo acquisito tanta professionalità nell’organizzare i nostri incontri, tante competenze tecniche ed amministrative nel settore della mobilità sostenibile e delle politiche ambientali e certo nel cicloturismo, che ci sono riconosciute da tutti, comprese le varie amministrazioni sia locali che regionali. Ora sembra tutto facile, in realtà ci “siamo fatti un mazzo grande così”, siamo partiti che eravamo degli sprovveduti sia nell’organizzazione dell’associazione che nei rapporti con i politici. A proposito di gite vorrei raccontare il mio rapporto con la bici, che assomiglia per certi aspetti a molte altre esperienze dei nostri soci: riprendevo allora, cioè venti anni fa, ad andare in bici, dopo che l’avevo lasciata a dodici anni per la mia grande passione, cioè la musica. La prima volta che sono arrivato a Modena in bicicletta nel 2004 ho chiamato a casa per annunciarlo come se avessi conquistato chissà cosa! Dopo sei anni nel 2010 con Andrea Ballandi, sua moglie Chiara, io e mia moglie Carla siamo partiti in treno (che odissea!) e siamo arrivati al Danubio, e poi in bici fino a casa al Trebbo per 1000 km. Quest’anno siamo partiti dal Trebbo fino a Vieste nel parco del Gargano in Puglia per 800 km, ma sempre con lo stesso spirito. Questo mio percorso ciclistico ritengo sia un’esperienza comune a tanti soci dei Pedalalenta, anche se fatta da ciascuno a suo modo. So che tanti di loro pian piano, dopo l’esperienza con i Pedalalenta, nel corso degli anni hanno fatto dei viaggi in bici simili ai miei e tutti credo che abbiano avuto la mia stessa sensazione: un grandissimo senso di libertà e bellezza nel viaggiare in questo modo. Tornando al perché del libro, in occasione del ventennale mi sono reso conto che sono il solo socio fondatore ancora nell’associazione, l’ultimo che ha ben chiaro tutto il percorso fatto, ed ho pensato che potrebbe essere interessante e forse anche giusto far conoscere questa storia a tutti, soci ed amici, tramite questa conversazione tra noi due: iPedalalenta sono una bella realtà che va coltivata con affetto, perché ha richiesto tanto impegno da parte di tante persone che sono state presenti in questi venti anni in associazione. Io sono un ottimista e conto che altri, magari più giovani, possano prendere il testimone e farla crescere ancora.



D.:

Come nasce l’idea di un’associazione ciclistica?


V.:

Il tutto è nato dall’incontro casuale di tre persone completamente diverse, per provenienza, vita ed età. Uno era Walter Vignoli (FOTO n 1),

di venti anni più grande di me, purtroppo deceduto. Era il Presidente del Consorzio Cave con due passioni: la bicicletta ed il Navile, tanto che il tratto della ciclovia del Navile del territorio di Castel Maggiore è intitolato a lui. L’altro è Andrea Ballandi, (FOTO n 2) dieci anni meno di me, proveniente dal centro sociale del “Casalone”, in zona San Donato.

Io (FOTO n 3) invece venivo dal circolo culturale il “Girasole” che si occupava di agricoltura biologica ed operava nel parco del San Pellegrino in collaborazione con la scuola di Casaglia. Nell’alternarsi delle stagioni agricole i bambini partecipavano di volta in volta alla trebbiatura piuttosto che alla vendemmia... si divertivano un mondo! Ho ancora delle foto in cui sono dentro un tino, circondato da loro, intento a pigiare l’uva con i piedi.

All’inizio i bambini erano timorosi e mi guardavano, poi entravano anche loro con gran divertimento. (FOTO n 4) Quindi, come detto, eravamo tre persone completamente diverse per estrazione, provenienza, cultura ed età, però con un’unica finalità: un forte interesse “sociale”. Non eravamo “quattro amici al bar”, ma vedevamo nella bicicletta uno strumento di socializzazione e di impegno sociale. A quel punto dovevamo trovare un’identificazione ed un nome, qualcosa che ci rendesse riconoscibili, anche perché quando ci rapportavamo con le istituzioni ci veniva sempre chiesto: “Voi chi siete?”. E non erano sufficienti i nostri nomi, dovevamo darci una veste giuridica. “Non funziona così, occorre essere un’associazione” - ci dicevano - “noi non possiamo parlare di certe questioni con un singolo cittadino”.

A quel punto decidemmo di dare vita ad un’associazione, ma come la chiamiamo? Allora io, quello creativo, un musicista, poiché venivo dalla cultura ecologica ed ero fissato con lo “slow food”, ho associato lo “slow food”, che vent’anni fa iniziava a diventare popolare, con “slow bike”, da lì il concetto di “pedala lentamente” e quindi per analogia Pedalalenta.

...Continua nella prossima puntata!


4 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page